Da oltreoceano viene lanciato un nuovo allarme: oltre un miliardo di referti sarebbero finiti online, scaricabili e consultabili liberamente da chiunque in possesso di una connessione Internet, ospitati all’interno di server collegati alla Rete senza alcun tipo di protezione. Un problema globale, non limitato a una particolare area geografica o a singoli territori stando a quanto riportano i ricercatori. Normalmente questi documenti dovrebbero essere conservati in maniera sicura e con tutti i crismi della protezione tramite doppio accesso, digital token, crittografia e quant’altro. Soprattutto vista la natura sensibile di tali dati corroborata dal fatto che tale fattispecie sia importante proprio ai sensi del Regolamento Europeo categorizzato dai suoi articoli di rilevanza (i.e. Ex art. 9 e ss.). In realtà l’importanza di tali misure di sicurezza è essenziale a tutti i livelli dalle aziende più piccole alle grosse realtà e non solo il novello Regolamento dovrebbe spingere a tale tutela ma anche il buon senso di tali entità. Qualora i dati finissero nelle mani sbagliate, di Hacker professionisti per rivendita al mercato nero il cosiddetto “dark web”, si potrebbe avere un trafugazione di portata globale, alla quale sarebbe difficoltoso porre rimedio. In buona sostanza, il doppio accesso tramite digital token o altri sistemi di APP nonché la crittografia tramite anche tool di base non dovrebbe essere pregiudicante per i soggetti connvolti o di difficile attuazione.
FONTE: Newsletter Federprivacy del 17/01/2020
FONTE: Il Punto Informatico
Amedeo Leone